La Giornata della memoria riporta alla considerazione degli artisti una questione che si ripropone dal dopoguerra, e che indubbiamente non può venire liquidata con banali prese di posizione acritiche. Sono tuttavia di varia natura le considerazioni che mi inducono a rispondere affermativamente alla domanda. In primo luogo: la dimensione estetica è un aspetto costitutivo delluomo, non un accidente opzionale; luomo necessita del momento estetico come del nutrirsi e a nessuno verrebbe in mente di negare lopportunità di mangiare, dopo Auschwitz, anche se la coscienza di quegli accadimenti può togliere lappetito (mentre una riflessione sullopportunità di certi sprechi può certamente trovare una sponda nella coscienza del dopo-Olocausto). In secondo luogo: leliminare la poesia che qui sta per arte in genere dalle attività delluomo non farebbe che accrescere le possibilità di andare incontro a ripetizioni di analoghe situazioni; dove peraltro sarebbe lungo e complesso definire larte in termini che rispondano alla funzione qui accennata. Infine: il tempo ha rimarginato nella storia ferite gigantesche, e, se la memoria ci deve ammonire in modo da trarre utili indicazioni per il futuro, la tendenza a tornare alla quotidianità costituisce una delle risorse più inesauribili e al tempo stesso uno dei limiti più radicati delluomo.
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Gli ascoltatori di musica sono generalmente consapevoli solo in minima parte di quanta capacità di assimilazione della musica, sotto gli aspetti meccanici dellesecuzione e sotto quelli interpretativi, sia necessaria ad un esecutore di alto livello; perché la grande interpretazione, benchè frutto di un continuo, inesauribile approfondimento, non può essere ottenuta da un infinito lavoro di ripetizione, per acquisire con sicurezza ogni aspetto virtuosistico ed ogni intenzione interpretativa; ciò porterebbe inevitabilmente ad esecuzioni meccaniche e quante volte capita di percepire nelle esecuzioni passi estrapolati per lo studio, il cui significato resta avulso dal contesto della composizione! Al grande interprete è quindi necessaria una facoltà eccezionalmente sviluppata di tenere a mente ogni aspetto motorio ed ogni dettaglio interpretativo una quantità enorme di informazioni con un lavoro che non sia soverchiante affinchè lesecuzione non sfoci in ripetizione automatica, ovvero affinchè permanga sempre la freschezza di approccio necessaria ad esprimere lemotività originariamente espressa dal brano interpretato.
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Unesecuzione musicale, nel suo sviluppo temporale, può essere rappresentata come un processo continuo di tensione e distensione, di concentrazione ed allentamento di energia, risultante dalleffetto delle strutture ritmiche, melodiche, armoniche, dinamiche, timbriche, nonché dalla loro organizzazione in relazioni formali nel brano eseguito; ogni interprete parametra e regola questo gioco di tensione-distensione in base alla propria personalità ed allinflusso di diversi fattori esterni ( dallacustica delle sale alla percezione della presenza del pubblico, ecc. ). Tra i fattori che possono distrarre o disturbare il processo di distribuzione dellenergia secondo le esigenze delle macro e microstrutture della composizione vi è certamente limpegno psicofisico profuso nel gesto esecutivo: laspetto gestuale dellesecuzione può assorbire o in altri casi viceversa far aumentare lenergia espressiva convogliata nel discorso musicale, alterandone lequilibrio immaginato originariamente dallinterprete. Il sapersi ascoltare e lacquisire una concezione chiara dellorganizzazione formale di ciò che si esegue contribuisce a risolvere, o a limitare questo problema, finora mai adeguatamente approfondito né dalla didattica, sotto laspetto pratico, né dalla musicologia, sotto laspetto teorico.
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