I talenti dedicati alla cultura hanno trovato in ogni epoca, in misura differente, sostenitori fra coloro che, a titolo istituzionale o privato, gestivano le risorse economiche. Le motivazioni di ciò nascono certamente dal desiderio di lasciare un segno duraturo di sé e del proprio tempo, ma anche dalla convinzione che arte e cultura costituiscono un bene prezioso per la società, i cui individui possono acquisire opportunità di crescita spirituale; questo concetto è comunemente accettato, anche se i meccanismi che regolano il rapporto fra arte, prodotta e fruita, e crescita della società sono estremamente complessi. Recentemente sembra prevalere invece la tendenza a considerare la cultura e le arti che producono essenzialmente un bene immateriale come funzionali ad altre attività, il cui prodotto è più facilmente misurabile; in particolare la cultura è vista come base di progresso scientifico (quindi tecnologico, con ritorni economici), e le arti come mezzo di promozione turistica, o come offerta per un impiego del tempo libero. Sebbene sinergie con aspetti economico-commerciali siano legittime ed anzi strategiche al fine di ottimizzare limpiego delle risorse disponibili, è importante conservare consapevolezza del valore autonomo della cultura, e, relativamente alla valutazione sul merito qualitativo, mantenere criteri indipendenti dai risultati in settori collaterali. |
Nel campo della critica darte si ripropone costantemente un equivoco fondamentale, relativamente al fatto che per un artista il concepire unidea è molto diverso dallesprimerla in unopera concreta. Il passaggio determinante è infatti quello successivo, per cui lidea concepita prende effettivamente forma in un lavoro compiuto (che poi sovente trascende la stessa idea generatrice). Ciò che rende originale un artista creatore non è tanto la capacità di concepire significati, quanto la facoltà di esprimerli, cioè di renderli nella forma di unopera che li trasmette ad altri: Certamente la trasmissione dipenderà dal possesso, nei potenziali fruitori, dei codici culturali e linguistici adeguati a ricevere il messaggio, ma è fondamentale comprendere che in arte volere non è potere. Molte persone, siano amatori, dilettanti o professionisti poco dotati, concepiscono idee interessanti (almeno ai propri occhi), ma i risultati del loro lavoro semplicemente non le esprimono in modo adeguato; tali concezioni restano quindi ad uno stato latente, esteticamente inespresso. Nondimeno nel vero artista lutopia ed i momenti di astratta concezione delle idee hanno grande importanza, in quanto suscitano la creatività che porta alla realizzazione dellopera concreta. |
Se lo scritto di Messiaen, che risale al 1942, non ha trovato a tuttoggi la diffusione che meriterebbe, è probabilmente per la asistematicità disarmante di impostazione di una materia che è presentata in modo estremamente personale e meraviglioso: alcuni flash veramente illuminanti sui vari aspetti, da quello ritmico a quello melodico, armonico, formale, della propria tecnica compositiva, che prescindono da qualunque esigenza di motivarne le scelte di base. Il linguaggio è quello dellartista, non del teorico, e ciò non è facilmente compreso in un tempo che cerca spiegazioni più che illuminazioni. Pensiamo allopposto atteggiamento del primo Boulez, allievo di Messiaen, nel Pensare la musica oggi del 1966: le preoccupazioni di giustificare i criteri del proprio operato compositivo se non di trovarne le stesse linee-guida sono primarie. Ciò non significa in Messiaen unassenza di approfondimento critico sulle scelte del proprio linguaggio; ma è significativo notare che egli ritiene lapparato critico di un compositore fondamentalmente una questione di natura personale, che non richiede una giustificazione in sede pubblica, quantomeno da parte dellartista stesso, in quanto attinente la propria soggettività. |