Meraviglia ed anelito |
02/06/2010 |
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Il sentimento estetico discende dallimpressione che ciò che abbiamo di fronte non possa non essere come è, ma tuttavia ci meraviglia sempre nuovamente; lanelito a suscitare questa meraviglia è la forza che spinge lartista alla creazione. Da un lato, il fatto che loggetto dellattività artistica abbia una propria necessità interna porta a considerare lopera prodotta come realizzazione di qualcosa di pre-determinato, quasi fosse in certo modo già esistente in potenza (osservazione proposta da Dabussy), conferendo allattività creativa carattere di scoperta, lettura, interpretazione. Daltra parte la meraviglia suscitata dallopera è strettamente affine a quella provata innanzi allosservazione della Natura, della quale si percepisce la finalità ma che, nelle sue infinite articolazioni e forme, non cessa mai di stupire. È esperienza comune il non sentirsi sempre in una disposizione danimo adatta a provare il sentimento estetico, ed è necessario mettersi in sintonia con lopera o con la Natura (da qui lorigine di elementi a volte rituali nella proposta di produzioni artistiche). Luomo di ogni tempo e civiltà ha ricercato tale sintonia assecondando una attitudine che gli è propria; oggi invece, sempre più spesso la capacità di meravigliarci sembra smarrita, e con essa lanelito verso ciò che la suscita.
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Multimedialità, polidisciplinarietà, contaminazione |
05/05/2010 |
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Questo è il tempo delle commistioni di mezzi e stili, in ogni settore e genere di attività; indubbi sono i vantaggi ed ancor maggiori le potenzialità di tali commistioni. La prassi non è invenzione recente: la tragedia graca nasce così. Fondamentalmente si può parlare di multimedialità in senso generale - secondo due criteri, a volte coesistenti: come procedimento nel quale si utilizza uninterazione di linguaggi alla ricerca di significati risultanti dallincontro di essi risultati aggiunti, non presenti nei linguaggi singolarmente presi; oppure come metodo di produzione che si avvale di una complessità di mezzi per indurre sensazioni composite, le quali risulterebbero accresciute di intensità per accumulo (secondo lidea che unaffermazione gridata possa essere più vera della stessa sussurrata). Labuso di questo secondo tipo di multimedialità ha avuto leffetto collaterale di contaminare le capacità di percepire il semplice, perdendo di vista la reale valenza dei mezzi in campo; ciò si può osservare nel settore della cultura, dellarte, del costume o della cucina. Analogamente si consideri il fenomeno della contaminazione, che nella maggior parte dei casi funge da alibi ad una povertà di contenuti e ad una incapacità di elaborazione dei linguaggi piuttosto che da elemento di sviluppo del mezzo espressivo.
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Il contesto nel quale ci esprimiamo |
03/02/2010 |
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Ciò che spinge lartista ad esprimere ciò che ha dentro è in definitiva la necessità profonda di dare una testimonianza di qualcosa che sente appartenere alla categoria del vero; da questo deriva tra laltro lesigenza di perfezione, che non può accettare compromessi in quanto discriminante non tra gradi diversi di riuscita, ma tra due categorie nettamente contrapposte: il vero e il falso. Cè però a monte di ciò un elemento che in qualche modo determina questesigenza espressiva dellartista, ed è il fatto di percepire la propria testimonianza come necessaria in quanto non espressa precedentemente, ovvero nei limiti che il concetto sottende originale. Ora, lartista opera sempre in un contesto socioculturale; il problema è che, mentre fino ad un secolo fa il contesto era dominio comune, almeno per quanto riguarda la civiltà occidentale, oggi si estende enormemente, rendendosi difficilmente interpretabile in chiave univoca. Se la necessità che spinge inconsapevolmente lartista, è quella di dire ciò che va detto in quel momento e in quel contesto, anche se lesterno può non coglierne immediatamente il senso non è facile oggi leggere lambiente socioculturale nel quale viviamo per intuire ciò che va detto. Ma questa intuizione è appunto quella che distingue il creatore dallimitatore. |